Appalti e legalità, quadro normativo insoddisfacente

Redazione

Anche in tema di appalti, di assegnazione di lavori, che molto spesso riguardano importanti volumi d’affari, la legislazione italiana deve adeguarsi ai principi normativi individuati dall’Unione Europea. Se da più parti viene invocato il ricorso allo snello modello spagnolo, l’Italia si ritrova a non essere particolarmente puntuale nell’applicazione degli stessi. «Le norme vigenti in materia di appalti non brillano per chiarezza ed organicità – ha affermato Tesauro -, sono frastagliate e bisogna lavorare per renderle comprensibili e trasparenti. La poca chiarezza non è legata solo all’opera del legislatore ma anche agli adeguamenti alle norme comunitarie che quasi sistematicamente avvengono a seguito di procedure di infrazione elevate nei confronti dello Stato italiano. Per di più, le norme comunitarie si muovono spesso in una direzione diametralmente opposta a quella da più parti auspicata in Italia, impongono infatti una maggiore flessibilità e soprattutto una forte liberalizzazione per favorire la partecipazione di imprese estere». Quanto al criterio del massimo ribasso, per Tesauro è difficile «scartarlo automaticamente» benché si presti ad effetti perversi, ma si possono adottare criteri valutativi che «ridimensionino drasticamente il valore del prezzo, guardando invece maggiormente all’offerta economicamente più vantaggiosa». Se l’Italia non è particolarmente tempestiva nell’adeguarsi alle norme europee, è anche a causa di un sistema troppo macchinoso, è per questo che, ancora una volta, torna d’attualità la necessità di semplificare il panorama legislativo. Il professore Marenghi ha sottolineato gli effetti nefasti – e i danni – di una attività normativa disorganica e spesso disarticolata. «Bisogna trovare un punto di equilibrio – ha detto – perché come diceva Tacito: troppa legge, poca legge. Ci vogliono chiarezza e sintesi per un effettivo snellimento. Troppe sono le regole e troppi i soggetti in campo preposti a vigilare. C’è una eccessiva procedimentalizzazione ed una tempistica lunga ed abnorme per concludere le varie procedure valutative. Scartare il massimo ribasso a vantaggio dell’offerta economicamente più vantaggioso? Ma quest’ultima presuppone criteri valutativi – qualità, pregio tecnico, caratteristiche estetiche dell’opera – che sono soggettivi e non oggettivi e potrebbe quindi prestarsi ad ulteriori problemi. I sistemi vigenti in Italia non so se portano alla legalità: di certo non portano all’efficienza».

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