L’esotismo dell’Egitto dei Faraoni ha affascinato il pubblico del Teatro Verdi che ieri ha assistito alla prima dell’Aida nell’allestimento che il maestro Zeffirelli (in questa occasione regista e scenografo) ha realizzato nel 2001 adattando l’opera kolossal verdiana ai piccoli teatri. Assente alla prima, il maestro fiorentino ha comunque voluto partecipare tutto il suo amore per il pubblico salernitano e la speranza di avere un nuova possibilità artistica per tornare a Salerno attraverso un messaggio che il maestro Oren ha letto in avvio di serata prima di cominciare a dirigere i quattro atti nati su ispirazione del libretto di Antonio Ghislanzoni rappresentati per la prima volta al Cairo la sera della vigilia di Natale del 1871. Verdi “conobbe” Aida nel 1870 quando Camille Du Locle, già autore del libretto del Don Carlos, gli spedì un soggetto egiziano ricevuto da Auguste Mariette. L’egittologo francese, al Cairo per una missione archeologica, aveva stretto relazioni diplomatiche e amichevoli con Ismail Pascià, Khedive d’Egitto, che nel novembre del 1869 aveva potuto realizzare due grandi sogni: aprire il Canale di Suez e inaugurare la Khedivial Opera House, un teatro d’opera degno delle più importanti città europee. Il desiderio di Verdi di un soggetto cui appassionarsi, dunque, si fuse con il progetto ambizioso di Ismail Pascià che desiderava dare al suo pubblico “un’opera nazionale” e ne scaturì la storia di Aida, principessa etiope, catturata e condotta in schiavitù in Egitto. Una storia di amore passionale (Aida e Radames più Amneris, figlia del faraone innamorata non corrisposta) ed amor patrio (è in corso la guerra con gli Etiopi che questi ultimi vinceranno grazie ad un segreto carpito con un espediente) che termina in tragedia (Radamès, viene seppellito vivo. Aida, innamorata di lui, si fa seppellire vicino a lui). Applauditissima l’Aida del soprano cinese Hui He (che nella replica di stasera sarà sostituita dall’americana Adina Aaron), credibile l’interpretazione di Anna Smirnova, Amneris dalle mille sfaccettature, dolentemente impeccabile il Radames di Carlo Ventre.
Applausi per l’Aida – non kolossal – firmata Zeffirelli
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