Arresto Alfieri: il patto e la bomba mancata

Antonio Esposito

“Lo dobbiamo girare sottosopra. Facciamo una cosa eclatante”. Così Vincenzo De Cesare, ora in carcere, rispondeva a Roberto Squecco quando questi chiedeva di “intimidire” l’ex sindaco Franco Alfieri. Un piano che prevedeva un attentato dinamitardo all’auto dell’ex primo cittadino, parcheggiata abitualmente in un distributore di Agropoli, ma che naufragò per un disaccordo sul compenso.  L’inchiesta della DIA di Salerno, coordinata dal procuratore Borrelli, ha portato ieri a 10 arresti. Tra questi, lo stesso Alfieri (ai domiciliari) e Squecco (in carcere), legati da un patto elettorale nato nel 2019: l’imprenditore, vicino al clan Marrandino, avrebbe garantito voti attraverso una lista capeggiata dalla moglie Stefania Nobili, in cambio della salvezza del Lido Kennedy.  Ma quando nel 2023 il Comune ne decretò l’abbattimento, scattò la vendetta: minacce tramite dipendenti comunali e il tentativo – fallito – di organizzare un attentato con killer di Baronissi. “Domandate a Franco Alfieri dove vuole fare la guerra… ho armi a sufficienza per distruggere l’esercito russo”, avrebbe detto Squecco.  Tra gli arrestati anche l’ex assessore Maria Rosaria Picariello, accusata di favoreggiamento, e Antonio Bernardi, vigile urbano ed ex candidato M5S. Una storia che unisce politica, affari e camorra, dove un lido abusivo è diventato il simbolo di un patto che rischiava di finire in tragedia.

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