Il fatto non sussiste.
Con questa motivazione, monsignor Nunzio Scarano è stato assolto dall’accusa di usura. La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno dopo una camera di consiglio lampo, durata due ore.
Due ore per respingere la richiesta di condanna a tre anni che la procura aveva richiesto per l’ex capocontabile dell’Apsa (l’associazione del patrimonio del Vaticano) accogliendo le argomentazioni dell’avvocato difensore, Angeletti, che, nel corso del lungo dibattimento, è riuscito a dimostrare che a Scarano furono restituite le stesse somme prestate, senza alcun interesse.
Due ore per spazzare via un processo durato la bellezza di dieci anni apertosi dopo le dichiarazioni di un medico che ebbe due prestiti da 10mila euro ciascuno (marzo e settembre 2012) grazie al legame di parentela che aveva con lo stesso Scarano, avendo sposato una nipote. Il chirurgo, in un primo momento aveva smentito ipotesi usuraie, poi difronte ad un’intercettazione dove veniva pronunciata la parola “interessi”, rese dichiarazioni in merito.
Nella stessa inchiesta anche la commercialista di don Nunzio Scarano, nel corso delle sue dichiarazioni, aveva parlato di un prestito che monsignor Scarano aveva fatto a lei e al suo compagno (poi deceduto) per un antico rapporto di amicizia non facendo però mai menzione di tassi d’interesse tanto è vero che per questa vicenda furono ipotizzate dalla procura “condotte poste con abuso della qualifica di ministro del culto cattolico”.