Per fare il sindaco o per candidarsi a tale ruolo, oggi, ci vuole un innato senso di appartenenza alla comunità, ci vuole visione, capacità di ascolto dei cittadini – tutti, elettori e non – e coraggio. Si, ci vuole coraggio. Non parliamo di eroi, ma di persone che provano comunque a mettere esperienza ed entusiasmo al servizio della collettività, nonostante quelle trappole disseminate lungo il percorso, da superare in dribbling stretto. Trappole piazzate da più mani: si va dai mille e più lacciuoli della burocrazia che spesso fermano o quantomeno rallentano l’azione amministrativa e quindi la crescita di un territorio alla ormai comune “paura della firma”, con la Magistratura spesso in agguato e – il più delle volte – chiamata in causa dalle forze di minoranza, quelle “opposizioni” che in molti casi, in tante realtà nostrane dicono no a qualsiasi cosa, a prescindere, mettendo le rispettive bandiere politiche davanti alle esigenze della collettività, attaccando senza provare nemmeno ad intavolare una discussione costruttiva. Per fare il Sindaco, o candidarsi a tale ruolo oggi, ci vuole coraggio perché c’è da contrastare anche il malaffare che piazza bombe carta davanti ai portoni manco fossero tric-trac a capodanno. Di questi tempi, per non accodarsi a tutto ciò, conviene ricordarsene, prima di uscirsene con la classica frase tipo: “beato lui che guadagna per comandare”. Beato lui un fico secco.
Attentati: il “coraggio” di fare il Sindaco
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