Quattro regioni, tra cui la Campania, sono a rischio “giallo”, secondo quanto emerso dall’ultimo report dell'Iss

Attenzione alle varianti, rischio “giallo” in agguato

La diffusione delle varianti genera apprensione ovunque: la settimana si apre con un tavolo tecnico del Ministero per la Salute
Francesca De Simone

Vietato abbassare la guardia: la variante Delta continua a farsi largo ed il rischio di retrocedere in zona gialla aumenta. Dall'Istituto Superiore di Sanità arrivano vari spifferi che riguardano quattro regioni, sulla base dei dati registrati nell'ultima settimana. Tra queste c'è la Campania, accompagnata da Sicilia, Abruzzo e Marche. Più in generale, però, il tasso di crescita dei contagi anche altrove spinge a tenere alta l'attenzione sull'intero Paese. E' per questo che la settimana inizia con una cabina di regia ad hoc. Il tavolo tecnico del ministero della Salute è impegnato per la definizione dei parametri che servono a stabilire la posizione delle regioni rispetto ai profili di rischio, alla luce della variante Delta.

Tra le proposte, la definizione di un numero minimo di tamponi settimanali: per la zona bianca potrebbero esserne richiesti almeno 150 ogni 100mila abitanti. Una revisione potrebbe riguardare anche il cosiddetto Rt ospedaliero, vale a dire il tasso di occupazione dei posti letto: al momento la soglia minima di rischio è uguale o inferiore al 40% per i posti letto in area medica e al 30% per la terapia intensiva, che passerebbe rispettivamente al 30% e 20%. “L'ampia distribuzione dei nuovi casi sul territorio nazionale indica una ridotta ma persistente circolazione diffusa del virus nel nostro Paese”: è quanto riferisce il documento esteso del monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute pubblicato sul sito Epicentro dell'Iss e aggiornato al 7 luglio. La maggior parte dei casi segnalati in Italia nelle ultime due settimane sono stati sottoposti ad accertamento diagnostico per la presenza di sintomi (31,8%) o in seguito ad attività di ricerca dei contatti di casi accertati con contact tracing, il 29%. Una trasmissione locale (autoctona) dell'infezione riguarda il 76% dei casi.

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