La chiusura della filiale della Banca Campania Centro a San Cipriano Picentino ha scatenato un acceso dibattito sulla gestione dell’attuale presidente, Camillo Catarozzo, e del Consiglio di Amministrazione. Catarozzo, con un’esperienza di 45 anni tra collegio sindacale e consiglio direttivo, è accusato di immobilismo e di scelte che starebbero penalizzando non solo i soci ma anche i correntisti.
L’ultima assemblea a Eboli, organizzata per illustrare i risultati del 2024, ha visto la partecipazione di appena una trentina di soci su 600. Scarso coinvolgimento, orari poco accessibili e modalità comunicative inadeguate hanno reso l’incontro un’occasione mancata per chiarire i dubbi sul futuro della banca. Nonostante i dati positivi relativi al 2024, molti attribuiscono questi risultati all’eredità della gestione del compianto presidente Silvio Petrone, scomparso nel 2020, piuttosto che a un’effettiva crescita sotto l’attuale dirigenza.
Nel corso degli ultimi quattro anni, Banca Campania Centro ha chiuso un terzo delle sue 25 filiali. Dopo San Cipriano Picentino, anche la sede di Siano rischia la chiusura, con i correntisti dirottati verso Mercato San Severino. Inoltre, gli sportelli rimasti attivi operano solo al mattino, spesso a giorni alterni, una scelta che contrasta con quella di altre banche del gruppo Iccrea, che mantengono o aumentano i propri punti operativi.
I numeri del triennio 2020-2023 non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche: i finanziamenti sono calati del 2%, mentre altre BCC vicine hanno registrato incrementi del 50%. Le critiche si concentrano anche sulle condizioni economiche offerte dalla banca, ritenute poco vantaggiose rispetto alla concorrenza. Tassi, commissioni e spese elevate starebbero spingendo molti clienti verso altri istituti di credito con servizi più accessibili.
Un altro punto cruciale riguarda il rinnovo delle cariche sociali, previsto per i prossimi mesi. Dopo due decenni, una lista alternativa, guidata dall’avvocato Rodolfo Pierri, sfiderà l’attuale governance. Tuttavia, permangono ostacoli procedurali: la mancata approvazione di una delibera per definire le modalità di raccolta firme rende il percorso incerto, alimentando tensioni sulla possibilità di garantire una vera democrazia partecipativa all’interno della banca.