«Una banca solida, umana e vicina alle persone». Così Danilo Trabacca, direttore generale di Banca Campania Centro, descriveva l’istituto lo scorso 27 gennaio. Parole che suonano come una beffa per i residenti di San Cipriano Picentino, San Mango, Giffoni Sei Casali e Castiglione del Genovesi, rimasti senza filiale dopo l’ultima chiusura. Una decisione che ha lasciato 15mila persone senza servizi bancari e costretto i Comuni a rivedere i propri servizi di tesoreria. Eppure, secondo il presidente Camillo Catarozzo, Banca Campania Centro è una «casa di valore per il territorio». Ma qual è il valore per una comunità quando l’unica alternativa è un bancomat spesso fuori servizio?
Un documento interno di Iccrea, la capogruppo a cui sono affidate le attività di direzione e controllo delle BCC, smentisce le scelte della governance guidata dal presidente Camillo Catarozzo. Datato marzo 2024, il testo – che mostriamo nel dettaglio – non parla di chiusure, ma di un piano di efficientamento e rilancio commerciale. Le filiali erano state classificate in tre categorie: “Ordinarie” (con performance positive), “In osservazione” (con elementi di debolezza) e “Low Performing” (con criticità significative).
Tra le sedi in difficoltà c’erano San Cipriano Picentino, Siano, Acerno, Pontecagnano e alcune di Battipaglia e Salerno centro. Iccrea aveva suggerito azioni concrete per migliorare le performance, non per chiudere. Eppure, il giorno dopo un incontro con il sindaco di San Cipriano Picentino, Banca Campania Centro ha annunciato la chiusura della filiale. Un dietrofront che ha lasciato il territorio senza risposte e alimentato il malcontento mentre le altre, con criticità restano aperte.
Iccrea aveva indicato la strada, ma Catarozzo e il Cda hanno scelto di fare l’opposto. Una scelta che ha lasciato il territorio in balia del caos e del dubbio. Ora, la palla passa a Iccrea. Cosa pensano il direttore generale Mauro Pastore e il presidente Giuseppe Maino di questa vicenda? E, soprattutto, qual è il futuro di Banca Campania Centro? Perché, come dicono i cittadini, «le comunità meritano risposte, non silenzi».