Bancomat clonati, si segue una pista

Redazione

Ci potrebbe essere un’ampia organizzazione ramificata non solo in Italia dietro ai due arresti per la clonazione dei bancomat da parte della polizia. Anche questa volta si tratta di bulgari. Non è chiaro il giro di affari illegali che si era creato grazie a questo tipo di ‘furto’ di dati. E’ chiaro però che ci sono diversi casi simili registrati in città. Resta da capire se i due siano riconducibili ad una organizzazione internazionale che operava già da diversi mesi sul territorio nazionale. A Roma nel giro di due mesi i carabinieri hanno eseguito 32 arresti nei confronti di malviventi dediti alla clonazione di bancomat. I maghi della clonazione operavano con l’istallazione di apparecchiature attraverso le quali erano in grado di intercettare le comunicazioni informatiche. In molte occasioni, a Roma ma anche ad Empoli ed in altre città, i malfattori memorizzavano i dati – numero di carta, pin e tetto massimo di prelievo giornaliero – servendosi di normali badge magnetici facilmente reperibili sul mercato, sovrapponendo a quella dello sportello una tastiera identica, che registrava i dati stessi. Una clonazione che non comportava alcun tipo di manomissione, ma solo l’uso di tastiera e pc. Probabilmente alle spalle degli arrestati c’è un’organizzazione internazionale che ‘attacca’ i bancomat italiani. I malviventi ottengono i dati e poi li inviano all’estero, dove avvengono materialmente i prelievi dai conti. Quindi il furto si compie fuori Italia.

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