Caffè 21 marzo, per colpa della burocrazia non riapre il bar della legalità

Redazione

Era un progetto di rinascita e speranza, non solo perché creato in un bene confiscato alla camorra ma anche perché ha saputo accogliere chi, mentre scontava la pena per i crimini commessi, pagava alla società il danno reso. In via Gonzaga a Battipaglia, in quei pochi metri quadrati confiscati alla criminalità, oltre a bere un buon caffè, si accoglievano i bambini che avevano bisogno di un aiuto a scuola, si organizzavano mostre, si parlava di legalità, si ricordava ai cittadini come il bene lo si esercita quotidianamente. Speranze e sogni chiusi per burocrazia. Al Caffè 21 marzo non si tirano su le saracinesche dal 20 aprile scorso. «L’inceppo è tutto a Palazzo di Città» denuncia Libera che, nel luglio 2015 con gli scout del gruppo Battipaglia 1, i soci di “Back to life”, di “Mariarosa”, di Legambiente e della coop “Lazzarelle”, quelle serrande le ha alzate dopo mesi di lavoro. Sette mesi fa sono scaduti i tempi dell’affidamento triennale, stilato nel 2015 dai commissari prefettizi che guidavano il Comune di Battipaglia. A giugno l’amministrazione comunale ha pubblicato il bando, con scadenza l’11 luglio, con una unica novità: la durata dell’affidamento passa a sei anni. All’apertura delle buste c’era una sola offerta, della cooperativa Freedom, costituita dal gruppo di realtà associative che per due anni ha gestito il bar. Da quel momento in poi, da Palazzo di Città nessun’altra azione. La determina d’affidamento non c’è. Intanto le saracinesche di Caffè 21 marzo restato abbassate.

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