Una domenica di disagi e polemiche

Caos Var all’Arechi: tifosi intrappolati nello stadio

L'ira dei tifosi: "Una Vargogna"
Antonio Esposito

Una volta per giocare a calcio serviva il pallone. Oggi scopriamo che servono il var e i varisti. 150 minuti di ritardo , una attesa infinita ieri all’Arechi per quasi 16mila persone intrappolate in uno stadio non comodo che si sono trovati bloccati all’interno dell’impianto senza la possibilità di uscire temporaneamente, nemmeno per recuperare un capo d’abbigliamento lasciato in auto, a causa delle rigide norme di sicurezza e del regolamento d’uso dello stadio.

Il ritardo è stato causato da un malfunzionamento nella connessione tra lo stadio Arechi e il Var Center di Lissone. Nonostante ripetuti tentativi di ripristinare il collegamento, il segnale continuava a risultare “instabile”, costringendo gli organizzatori a rinviare più volte il fischio d’inizio.  La soluzione dell’emergenza Dopo circa 45 minuti di consultazioni tra Lega B, l’arbitro Bonacina, i rappresentanti delle due squadre e il designatore arbitrale Gianluca Rocchi, è stato trovato un compromesso per far disputare la partita. Si è deciso di allestire una sala Var improvvisata negli spogliatoi dello stadio, con una tecnologia autonoma non collegata a Lissone. Gli arbitri inizialmente designati come Varisti, Gualtieri e Marini, sono stati congedati a distanza e sostituiti all’ultimo minuto da Fabio Maresca (sezione di Napoli) e Domenico Miele (sezione di Nola), entrambi reclutati su richiesta di Rocchi.

Solo intorno alle 16:45 è arrivata l’ufficialità del nuovo orario d’inizio, fissato per le 17:30. La partita è quindi finalmente iniziata, ma la lunga attesa ha lasciato un segno tra i tifosi, in particolare tra le famiglie con bambini, molti dei quali hanno scelto di abbandonare l’impianto prima del match.

L’episodio ha alimentato il dibattito sul calcio moderno e sulla crescente dipendenza dalla tecnologia Var, considerata da molti tifosi come un elemento che complica e allontana lo sport dalla sua semplicità originaria. Salernitana-Pisa diventa così non solo un caso che farà giurisprudenza in Serie B per la gestione dell’emergenza tecnologica, ma anche un simbolo del malcontento verso un calcio sempre più condizionato da fattori esterni al gioco sul campo.

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