La detenzione di Cesare Festa fu ingiusta e dunque la sua istanza per il riconoscimento dell’indennizzo per chi ha subito una misura cautelare restrittiva pur essendo innocente può essere accolta. La decisione finale arriverà tra qualche giorno, ma l’ammissione decisa dal giudice Palumbo della Corte d’Appello di Salerno è un passo in avanti notevole, che restituisce serenità e giustizia ad un uomo, oltre che politico. Che ha visto la sua vita stravolta da una storia durata sei anni. Nel 2009 Cesare Festa, allora sindaco di Pisciotta e prima ancora consigliere comunale a Salerno nelle fila di Alleanza nazionale, viene arrestato e messo ai domiciliari per una presunta lottizzazione in località Lacco: la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania riteneva che Festa ed altri indagati, tra cui i proprietari dei terreni ed altri esponenti dell’amministrazione pisciottana, avessero compiuto una serie di reati per costruire quaranta villini. Si parlò di concussione, rivelazione di segreto d’ufficio, usurpazione di funzioni pubbliche, falsità ideologica, abuso d’ufficio, istigazione alla corruzione, truffa continuata ed aggravata, violenza e minaccia. Per Cesare Festa fu una mazzata, fisica e morale: da quel colpo farà fatica a riprendersi, rivendicando sempre la totale estraneità ed innocenza che vengono riconosciute una prima volta nel 2012, quando il giudice dell’udienza preliminare decise per il non luogo a procedere, e poi definitivamente nel 2015, quando dopo il ricorso in Cassazione della Procura vallese arrivò una sentenza di proscioglimento. Insomma, Cesare Festa era innocente- insieme a tutti gli altri- tant’è che la Procura si arrese rinunciando all’appello. Finito il calvario giudiziario, l’ex sindaco di Pisciotta inizia il suo percorso per vedere riconosciuto l’indennizzo per ingiusta detenzione: undici giorni passati da innocente ai domiciliari. https://www.youtube.com/watch?v=Wxt3OUR66g0
