Riveduto e corretto, prende forma e sostanza il Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo. Si punta a ridurre i tempi di progettazione e di realizzazione delle opere. L’appalto integrato per le opere di elevata complessità tecnica e meno vincoli per i progettisti dei piccoli comuni. Sono alcune delle modifiche introdotte sulla base dei suggerimenti espressi dal Consiglio di Stato e dagli operatori del settore. L’appalto integrato è possibile per gli appalti i cui progetti siano stati già approvati alla data di entrata in vigore del codice. Tra le novità introdotte c’è l’obbligatorietà dell’uso dei parametri per calcolare i compensi a base di gara. Prevista una soglia minima pari a 150 milioni di euro per il ricorso all’istituto del contraente generale. Ciò per evitare che nei casi di soglie minimali si concretizzi una elusione del divieto di appalto integrato. Integrata la disciplina della variante per errore progettuale, consentita solo entro i limiti quantitativi previsti per gli aiuti di piccola entità alle imprese. Per semplificare le procedure, in caso di nuovo appalto basato su progetti per i quali risultino scaduti i pareri acquisiti, senza che ci siano state variazioni, vengono confermate le autorizzazioni già rese dalle amministrazioni. Fissato a due milioni e mezzo di euro il limite per la manutenzione semplificata. Deve essere individuato in maniera specifica il costo della manodopera ai fini della determinazione della base d’asta. Inoltre è stato inserito l’obbligo, per le amministrazioni, di scegliere i collaudatori da un apposito albo. Confermata la soglia limite del 30% sul totale dell’importo contrattuale per l’affidamento in subappalto.
Codice appalti pubblici, le novità dal Consiglio dei Ministri
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