Evitare che la procedura di infrazione europea si traduca in una maxi-sanzione, tutelando, allo stesso tempo, gli interessi legittimi: sembra questa la linea adottata dal Governo in tema di concessioni balneari. Adesso, però, l'obiettivo è di individuare nuove misure ad hoc. Si prospetta una soluzione che "protegga il settore" attraverso la tutela degli interessi delle imprese a conduzione familiare tipiche del comparto e degli investimenti finora sostenuti.
La riforma delle concessioni balneari dovrebbe essere introdotta con un emendamento al disegno di legge delega sulla concorrenza, attualmente all'esame del Senato. Lo scorso novembre il Consiglio di Stato ha stabilito che dopo la dead line del 31 dicembre 2023 tutte le concessioni balneari in essere saranno considerate non più valide. "E' ingiusto svendere le coste italiane agli operatori esteri, mentre noi non possiamo fare nulla all'estero – è l'allarme lanciato da Assobalneari – ; non c'è reciprocità delle norme". Una denuncia arriva anche da Federbalneari Italia che ha avviato un'attività di mappatura con il proprio centro studi per supplire alle lacune esistenti.
"Il Governo ha esteso la riforma delle concessioni balneari anche a laghi e fiumi, ma nella mappatura dell'esistente non ha tenuto conto dei (grandi) numeri che riguardano queste realtà e che modificano drasticamente la prospettiva di tutta l'impalcatura regolatoria" sottolinea Federbalneari in una nota, indirizzata al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi. L'obiettivo, a questo punto, è quello di uscire dal regime di proroga ripristinando le gare, tutelando però gli investimenti fatti e le piccole realtà, le imprese familiari che gestiscono singoli stabilimenti.