Rimanere in casa il più possibile, evitare le occasioni di contatto con persone che non rientrano nel proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie, rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie (compresi i provvedimenti di quarantena dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi), più controlli per il rispetto delle disposizioni vigenti a livello nazionale e locale.
Un anno dopo l'inizio della pandemia da Covid-19, in Campania la situazione non migliora. Anzi, le varianti (inglese e brasiliana) assunte dal virus preoccupano e costringono il governatore De Luca a chiudere le scuole. Inoltre, viene sollecitata l'adozione da parte dei sindaci di provvedimenti ulteriormente restrittivi, ed ecco che c'è chi anticipa il coprifuoco alle 21, chi viete la somministrazione di alcolici, chi ordina la chiusura di ville, parchi e servizi non essenziali, come i distributori automatici di alimenti e bevande.
Le istituzioni campane stanno provvedendo in autonomia a rendere di una colorazione più intensa l'arancione in cui è stata lasciata la regione che, però, con i suoi 2000 casi al giorno e con le strutture sanitarie che si stanno riempiendo troppo velocemente, la prossima settimana potrebbe passare in "rosso" se la cabina di regia, analizzando i nuovi dati dell'andamento dell'epidemia non dovesse riscontrare miglioramenti nonostante i provvedimenti su cui ci siamo soffermati in precedenza.
D'altronde, se la situazione non si riporta ai livelli di guardia i posti di terapia intensiva rischiano di essere sotto pressione l'incidenza del numero dei contagi su 100mila abitanti vede la Campania attestarsi a quota 157, contro la media nazionale di 145. Nessuno parla di lockdown, ma la prudenza, anche a causa delle procedure lente e macchinose legate ai vaccini, è d'obbligo se non si vuole che la terza ondata produca effetti devastanti.