Spulciando tra i dati forniti dalla Confcommercio che inchiodano decisamente il commercio a livello nazionale e che certificano la crisi che attanaglia il Paese, balza all’occhio quel che accade in Campania, dove tiene botta in pratica soltanto Napoli – sorretta a due mani dal boom turistico – alla voce “commercio al dettaglio”. Crolla Salerno, nonostante la crescita del settore turismo: nel capoluogo, negli ultimi 10 anni, hanno chiuso i battenti 71 negozi su 300 in zona centro storico, tra cui storiche botteghe d’artigianato e altrettanto storici luoghi di ritrovo quali bar e trattorie. Il focus sul resto della città è altrettanto deprimente: 400 gli esercizi commerciali che hanno chiuso l’attività su 1900. Il calo, complessivamente, è del 20%. Al di là dei numeri, immalinconisce il fatto di trovare serrande chiuse piuttosto che volti conosciuti, ormai familiari, che ci accoglievano in quei negozi di vicinato che da sempre forniscono un servizio indispensabile ai cittadini e che erano e restano punto di riferimento dei quartieri oltre che baluardo in quanto a garanzia di vivibilità e identità del territorio.
Crisi commercio, Salerno: -20% di negozi in dieci anni
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