“Non mi sembra il caso di rilasciare dichiarazioni. Così il procuratore Luigi Apicella – che alle 10 in punto è giunto nel suo ufficio al terzo piano di Palazzo di Giustizia, a Salerno – a quanti, il giorno dopo, gli chiedevano di commentare le decisioni assunte dalla disciplinare del Csm, che lo ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. E mentre il procuratore capo sta valutando il da farsi circa anche la possibilità di ricorrere contro le stesse decisioni, e l’ Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia aderisce ufficialmente al comitato promotore della manifestazione, indetta a Roma il 28 gennaio, a sostegno della sua vicenda, nuove nubi si addensano su uno degli altri protagonisti salernitani della vicenda. Agli uffici giudiziari di Vallo della Lucania è, infatti, giunta una nota da parte della Procura Generale presso la Corte di Cassazione nella quale si chiedono notizie sul comportamento tenuto da Dionigi Verasani (per il quale ieri il Csm ha deciso il trasferimento di sede e di funzioni, in seguito allo scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro sul caso De Magistris) a Vallo durante l’inchiesta che nel 1994 portò all’arresto di una quindicina tra funzionari dell’Usl 60 e consiglieri comunali. Alla base degli ordini di custodia cautelare, firmati dall’allora Gip di Vallo della Lucania Sergio Marotta, l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato e abuso di ufficio nella realizzazione di un centro di igiene mentale a Rutino, piccolo centro del Cilento. Nel 2006, il Tribunale di Vallo della Lucania assolse tutti gli imputati perché il fatto non sussisteva. Ora, dopo l’avvio dell’azione risarcitoria da parte degli incriminati per ingiusta detenzione e le prime sentenze favorevoli, è scattata l’indagine della Procura generale per verificare il comportamento del pubblico ministero.
Csm, il giorno dopo, tra silenzi ed altre nubi
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