L'osservazione è stata pubblicata sulla rivista scientifica Therapeutic Advances in Medical Oncology

Dal Pascale una speranza: che il Covid possa contrastare il tumore al colon

Alcuni pazienti dell'Istituto partenpopeo migliorati dopo essere risultati positivi al virus
Francesca Salemme

Alcuni pazienti del Pascale, affetti da tumore al colon metastastico, trattati con terapia convenzionale, hanno visto regredire la malattia dopo essere risultati positivi al Covid 19.​

Il fenomeno, descritto per la prima volta al mondo nel cancro del colon, è stato pubblicato dagli oncologi Alessandro Ottaiano, Stefania Scala e Guglielmo Nasti, dell'Istituto dei tumori di Napoli, sulla rivista Therapeutic Advances in Medical Oncology.

I 3 ricercatori hanno evidenziato che, in alcuni pazienti, il cancro al colon presentava la proteina che è la via di ingresso del virus nelle cellule, la Ace 2. Evidenzia che poi ha portato a constatare che le linee cellulari di cancro del colon che presentavano la stessa proteina sono state eliminate dalle cellule immunitarie del paziente dopo che questo è risultato positivo al virus.

Alla luce di questi dati preliminari è stato avviato presso l'Istituto dei tumori di Napoli uno studio teso a verificare le potenziali interazioni tra cancro del colon e immunità anti-Sars-Cov2.

L'obiettivo dello studio è quello di valutare le correlazioni tra la risposta antitumorale e quella indotta dalla infezione da Covid. I risultati di queste ricerche potrebbero consentire di comprendere e utilizzare i meccanismi infettivi e di risposta immunitaria indotti dal coronavirus nei confronti di alcune neoplasie. Il direttore scientifico dell'Irccs partenopeo, Gerardo Botti si dice "felice di aver contribuito al primo studio al mondo, teso a valutare la possibilità che Sars-COV-2 infetti direttamente cellule di cancro del colon e che possa indurre come effetto indiretto regressioni tumorali”.

Più cauto il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi:
“Restiamo in fiduciosa attesa di ulteriori approfondimenti – dichiara – Certo, si tratta di una scoperta che fa intravedere scenari estremamente innovativi sotto il profilo della immunobiologia”.

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