La Campania ha guidato la battaglia dalla manifestazione del 16 febbraio a Roma

De Luca: “barricate contro l’autonomia differenziata”

Due gli emendamenti da approvare: vietare i contratti integrativi regionali e i fondi del SSn uguali per ogni cittadino
Francesca Salemme

«La Campania parla a nome di un altro Sud, quello dell’efficienza ma chiedendo di avere armi pari su risorse e personale. Poiché così non è, noi dobbiamo fare le barricate contro questo tipo di autonomia differenziata. La Campania è in prima linea nella battaglia».

Così il governatore della Campania Vincenzo De Luca nell’appuntamento social del venerdì parlando del disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato dal Parlamento.

«La nostra linea – ha aggiunto – è quella della burocrazia zero, non della rottura costituzionale. La Regione Campania chiede più poteri su quelle materie su cui impera la palude burocratica romana e questa è l’altra battaglia da fare. Anziché spaccare l’Italia e fare i furbi sulle risorse per sanità, trasporto pubblico e scuola, muoviamoci assieme – l’appello di De Luca – per sconfiggere la palude burocratica romana».

«Approvate due emendamenti. Il primo per vietare a tutte le regioni, del Nord e del Sud, di fare contratti integrativi regionali per sanità e scuola. Sarebbe questo un elemento di garanzia e di non rottura dell’unità nazionale. Noi siamo disponibili se diciamo che l’autonomia non vuole spaccare l’Italia e si approva l’emendamento che vieta di stipulare contratti integrativi in tutte le regioni su sanità e scuola. In questo modo potremmo evitare referendum e ricorsi alla Corte Costituzionale».

L’altro emendamento cui fa riferimento De Luca riguarda le risorse per le regioni stanziate dal fondo Ssn: «Devono essere uguali per ogni cittadino – avvisa – così come il numero dei dipendenti della sanità pubblica deve essere uguale per tutte le regioni. Se approviamo questi due emendamenti – ha concluso – possiamo andare avanti tranquilli».

«Gli unici insulti pubblici sono stati quelli della Presidente del Consiglio quando andammo a Roma il 16 febbraio per protestare, allora eravamo gli unici, contro l’autonomia differenziata. Ci disse di andare a lavorare. Questi sono gli unici veri insulti pubblici per i quali Meloni non si è mai scusata e non le scemenze registrate e rubate da una conversazione in privato senno. Con le frasi rubate se ne cadrebbe l’Italia» ha concluso.

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