Andare oltre la mimosa, è il minimo che si possa fare, oggi come tutti gli altri giorni. Affinché questa celebrazione dell’8 marzo non si riduca in anacronistica, inutile liturgia, tutti gli uomini, non solo quelli che hanno un ruolo istituzionale, sono arruolati in questa crociata per sanare una piaga sociale di cui ognuno di noi singolarmente e come comunità deve farsi carico. Più che della mimosa, la donna, la società intera, ha bisogno mai come ora di un deciso cambio di passo culturale e sociale, perché sono troppe le mimose che oggi verranno deposte sulle tombe di donne, di ragazze che non ci sono più, fiori recisi da mani assassine. L’elenco delle vittime è drammaticamente lungo, in Italia come in provincia di Salerno. Denunciare maltrattamenti e minacce prima che accada qualcosa di irreparabile è un obbligo e, a quanto pare, le donne lo hanno capito, considerato il moltiplicarsi di segnalazioni alle forze dell’ordine. Dall’8 marzo al 18 aprile: la data fissata per il processo a Mariabarbara Vacchiano e Damiano Noschese, accusati di aver torturato e ammazzato la 29enne Marzia Capezzuti. Ieri, il gup del Tribunale di Salerno, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata da Licia Vivaldi, pm titolare delle indagini. I coniugi di Pontecagnano dovranno presentarsi dinanzi alla Corte d’assise di Salerno. Marzia, come tante altre, non chiede mimose. Solo giustizia.
Donna, la vera festa: andare oltre le mimose
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