Ritorno in classe, il parere dei pediatra

E’ molto più facile che il virus entri nella scuola piuttosto che esca da scuola

Le parole di Alberto Villani, presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip)
Francesca Salemme

Per arginare il rischio che possa esserci un eventuale contagio in classe, l'unico modo è “il rispetto delle regole. Se si evitano gli assembramenti, se si rispetta il distanziamento, l'uso della mascherina e il lavaggio frequente delle mani, anche nell'ipotesi che un compagno di classe risulti positivo, il rischio concreto di contagio è pressoché zero”. Lo ha spiegato il presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip), Alberto Villani, nel giorno in cui sono riprese le lezioni per 5,6 milioni di studenti italiani.

“La scuola – ha precisato Villani, che dirige l'Unità Operativa Complessa di Pediatria e Malattie Infettive dell'Ospedale Bambino Gesù – è uno dei luoghi più sicuri, perché ci sono delle regole precise e c'è chi le fa rispettare. Il problema è ciò che avviene fuori. E' molto più facile che il virus entri nella scuola piuttosto che esca da scuola”.

D'altronde, “bambini e ragazzi sono molto più ossequiosi delle regole rispetto agli adulti” come si è visto per la raccolta differenziata che, dopo tante campagne pubblicitarie non fruttuose, venne portata realmente all'interno delle famiglie quando fu insegnata a scuola,

Rispetto ai consigli concreti ai genitori, che dovranno misurare la temperatura ai propri figli: “si considera febbre sopra i 37,5 gradi, quindi 37,2 non è febbre. Ma soprattutto, il genitore saprà riconoscere il bambino sta bene o se c'è qualcosa che merita attenzione. Nessuno meglio di lui sa valutare se il figlio sta per iniziare ad avere qualcosa”. Quindi, il consiglio è approcciarsi con “piena serenità e tranquillità”.

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