Ecco le intercettazioni dei contrabbandieri arrestati ieri

Redazione

Sono rare le intercettazioni in cui i componenti dei due gruppi di contrabbandieri sgominati dalla Direzione Distrettuale Antimafia utilizzavano un linguaggio in codice per parlare delle sigarette: raramente le stecche diventavano conigli rossi (ovvero Marlboro rosse), da preparare per la spedizione. Segno che – evidentemente – i carichi di tabacchi di contrabbando erano consegnati pure a domicilio. Ad occuparsi dei conti e della cassa comune erano le donne, molto attente ad ogni entrata e ad ogni uscita. E siccome parliamo di guadagni da capogiro (secondo l’accusa più di 500mila euro), si capisce anche perché nessuno dei contrabbandieri facesse un lavoro quantomeno di copertura. Al punto che cinque nullatenenti percepivano da aprile pure il reddito di cittadinanza, con importi variabili fra i trecento ed i 900 euro pro-capite. Sussidi ora revocati, dopo le misure cautelari, ma nulla a fronte dei guadagni che garantiva il contrabbando di sigarette nell’agro. In molti casi era il grossista napoletano – fornitore unico dei due gruppi – a spiegare come comportarsi per non incorrere nell’ira dei clan vesuviani: la regola era mai sconfinare nel loro territorio, ma ritirare i carichi e dileguarsi. Molto ben organizzata era anche la rete dei “pali”, le vedette a protezione della merce. Alla vista delle pattuglie dei finanzieri, scattava l’organizzazione di ripiego per proteggere le sigarette illegali.

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