L’ordinanza a firma del presidente della Provincia Giuseppe Canfora è datata 25 luglio, ma nei fatti il trasferimento delle ecoballe stoccate nei piazzali del tritovagliatore di Battipaglia non è ancora partito. Dunque, a Sardone di Giffoni Valle Piana, sotto il capannone B scelto per ospitare la frazione secca di rifiuto stabilizzato, non c’è ancora niente. E questo perché mancano i contratti di servizio per gli automezzi che dovranno fare il trasferimento delle ecoballe dall’ex Stir di Battipaglia al sito di Sardone gestito dalla Gesco, società da tempo in liquidazione. Nell’ordinanza firmata da Canfora si fa riferimento esplicito a tempi, modalità e quantitativi dei conferimenti. Parliamo di 90 giorni al massimo, in pratica l’intera stagione estiva fino al prossimo autunno, se necessario; e di non più di 5000 tonnellate di rifiuto stabilizzato, con l’obbligo di abbattere gli eventuali odori e di effettuare tutti i controlli necessari per la tutela dell’ambiente e della salute. Ma perché è stato necessario ripescare i capannoni del vecchio impianto Gesco di Sardone? La risposta, purtroppo, è semplice e sta tutta nell’emergenza determinata dallo stop simultaneo e quasi continuativo di almeno due delle tre linee di lavorazione dell’inceneritore di Acerra. Nella sua ordinanza il presidente della Provincia cita la manutenzione di due linee, poi i guasti improvvisi ma frequenti della terza linea. Infine, l’accumulo delle ecoballe tritovagliate a Battipaglia nel piazzale della post-raffinazione, ormai saturo di circa 1800 tonnellate di immondizia pronta per essere trasferita. Il piano è questo: per non paralizzare la tritovagliatura del secco-indifferenziato a Battipaglia e mandare in tilt la raccolta differenziata nei Comuni salernitani, si decide di trasferire in stoccaggio le ecoballe finite nei capannoni di Sardone, fino a quando non sarà possibile mandarle all’inceneritore di Acerra o altrove.
https://www.youtube.com/watch?v=al48lAapgBg