L’esplosione nei viali dell’Ospedale di Salerno, a pochi passi dalla sala mortuaria, rischia di essere derubricata come un gesto isolato, una bravata. In realtà il caso, sebbene le stesse forze dell’ordine tendano a minimizzare, merita la massima attenzione, perché non potrebbe trattarsi di un petardo fatto esplodere da un buontempone. O almeno non si può escludere a priori un atto dimostrativo da parte di qualcuno che- magari- ha voluto lanciare un segnale d’avvertimento a qualcun altro. La conferma che si sta indagando in ogni direzione arriva dal fatto che dopo i primi accertamenti del drappello ospedaliero del Ruggi ora ci siano approfondimenti della Digos e della Squadra Mobile della Questura di Salerno. Ci sono immagini del complesso sistema di videosorveglianza dell’azienda ospedaliero-universitaria che gli investigatori stanno passando al setaccio. Si tratta di telecamere ad alta definizione, le stesse che hanno inchiodato alle sue responsabilità quella mamma che rapì il suo neonato dal reparto dove era ricoverato per decisione del Tribunale dei Minorenni. Nelle registrazioni relative a due sere fa compare un uomo, i cui tratti sono in parte in penombra ma comunque possibili da indentificare. Ci sarebbe, in particolare, un prima ed un dopo in queste registrazioni: chi indaga sta valutando la posizione della persona ritratta nelle fasi antecedenti e successive all’esplosione, per capire se possa trattarsi di un gesto intimidatorio. Si è parlato- tra le varie ipotesi- di una guerra delle Croci e di tensioni nell’ambito dei servizi funerari all’interno dell’Ospedale. Tant’è che la prossimità dell’obitorio al raggio d’azione dell’esplosione non sarebbe casuale. Ma anche questo va capito, senza trascurare nulla.
Esplosione davanti all’obitorio dell’AOU Ruggi di Salerno: non si esclude nessuna pista
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