L'operazione ‘Piazza Pulita' ha permesso alla Guardia di Finanza e alla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania di fare luce sul fallimento della Yele, società tra le più importanti della Campania nel settore della gestione dei rifiuti. Le fiamme gialle hanno scoperto un buco da oltre 30 milioni nei bilanci, con grave pregiudizio per i creditori e l'Erario. Sono 29 gli indagati, tra amministratori, componenti degli organi di vigilanza e consulenti e ben 45 ipotesi di reato: dalla bancarotta fraudolenta, alla frode fiscale, al peculato, fino al falso in bilancio.
La storia di Yele spa
La società consortile è nata nel ‘98 per il servizio d'igiene urbana in 49 Comuni del basso Cilento ed era detenuta in larga maggioranza dal “Co.Ri.Sa.4”, consorzio nato per fronteggiare l'emergenza rifiuti. In tutto questo tempo, Yele ha curato- direttamente o tramite cooperative- raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti, arrivando ad un organico di 263 unità. Dal 2013, però, sono iniziati i problemi, con un'esposizione debitoria determinata dalla mancata riscossione dei crediti – divenuti poi inesigibili – nei confronti dei Comuni. E sono divenute ricorrenti le omissioni sia nel versamento delle imposte dovute sia delle previste ritenute d'acconto, previdenziali ed assistenziali.
La crisi finanziaria
La profonda instabilità finanziaria ha condotto la società dapprima alla liquidazione, disposta dal Tribunale di Napoli nel 2018, e successivamente al fallimento, dichiarato con sentenza del Tribunale di Vallo della Lucania il 30 ottobre. Le vicende societarie sono state al centro di 33 diversi procedimenti penali, poi riuniti in un'unica indagine affidata alle Fiamme Gialle vallesi. È emersa la sistematica inadempienza degli obblighi verso istituti di credito e finanziarie che avevano erogato la “cessione del quinto” ai dipendenti della Yele. Per non parlare di quanto scoperto in merito a fatture relative a lavori di manutenzione: veicoli di proprietà di alcuni dipendenti riparati interamente a spese della società. Inoltre, parte dei servizi erano affidati in subappalto a cooperative, senza autorizzazione, facendo fronte ai debiti erariali con l'indebita compensazione di crediti inesistenti o comunque non spettanti. La massa debitoria accertata dai Finanzieri ammonta ad oltre 30 milioni di euro, ai quali devono poi aggiungersi i 10 relativi alle condotte distrattive poste in essere in pregiudizio dei creditori. È per questo che è stato disposto il sequestro preventivo di beni per oltre 20 milioni di euro.