«Non chiamatelo pazzo, non lo è!»: è straziata dal dolore la famiglia Borsa e, due giorni dopo l'ultimo saluto alla dolce Anna, racconta altri particolari legati alla storia con Alfredo, di come il 40enne assassino della ragazza, la abbia tormentata in questi ultimi mesi, dopo la fine del fidanzamento. La persecuzione costante, gli appostamenti davanti al salone di bellezza, i messaggi, il tentativo di denuncia da parte della madre della ragazza e quello della stessa Anna: papà Ettore, mamma Fortuna e il fratello Vincenzo non si danno pace, non possono darsi pace per quello che è successo. Tutto così assurdo per loro che avevano accolto in casa, curato e amato quello che sarebbe stato il carnefice della loro splendida Anna.
Nello sfogo dopo la tragedia, emergono fuori altri dettagli, altri particolari, come l'episodio raccontato dalla ragazza alla madre a fil di voce e poi smentito: Alfredo le avrebbe già puntato in passato un'arma contro. Mamma Fortuna gli aveva parlato la mattina della tragedia, chiedendo conto anche di quanto riferito tra i denti dalla figlia, ma lui si alzò la maglietta per mostrargli che non aveva armi con sé. L'arma, invece, Alfredo ce l'aveva, eccome. L'unico tassello che manca, al momento, è quello relativo alla pistola calibro 7,65 con matricola abrasa con cui ha sparato. Si indaga per fare luce su come abbia fatto Alfredo a procurarsela e chi lo abbia aiutato nell'impresa. Per il resto, per l'accusa il cerchio pare chiuso: il gip Guerra non ha dubbi sulla volontà dell'uomo di uccidere la ragazza, come si evince da quanto scritto nel provvedimento di arresto.