Torna a casa la bimba di 2 anni, che il 30 ottobre scorso, fu lanciata dal padre dalla finestra del bagno di casa.
Torna nell’appartamento, all’epoca sequestrato per permettere di svolgere le indagini del caso, insieme alla mamma, con il co-affidamento del nonno paterno, come deciso dal Tribunale dei Minori.
Entro 3 mesi, è attesa una nuova relazione dei servizi sociali che valuterà le condizioni di vita della piccola (che quel giorno, miracolosamente, si ferì solo ad un polso), che resta molto legata al padre (che da allora ha incontrato in video solo una volta), come sostenuto nell’udienza precedente. I giudici minorili, ieri, hanno confermato la sospensione della responsabilità genitoriale per il 41enne, accusato di tentato omicidio (il processo si celebrerà a marzo col rito immediato).
La Procura invece, sulla scorta di quanto emerso dalla perizia psichiatrica affidata ad un consulente, ne aveva chiesto la decadenza perché socialmente pericoloso. Secondo quella consulenza, infatti, l’imputato non era capace di intendere e di volere al momento del fatto.
Quando fu arrestato, al neuropsichiatra che lo visitò, spiegò di aver lanciato la figlia dalla finestra perché spinto da “alcune voci”, tra cui quella “di Dio”, che sentiva da giorni. Da quel colloquio emerse una situazione di forte stress ed esaurimento (pochi giorni prima dell’accaduto, l’uomo aveva chiamato i carabinieri dopo aver ricevuto un pacco postale: all’interno c’era il termometro che aveva ordinato, ma lui sospettava la presenza di una bomba), e l’assunzione, nei due giorni precedenti al fatto, di due farmaci, utili a chi soffre di agitazione, disordini di personalità e per il trattamento della schizofrenia.