Lungo l’asta principale del fiume Sarno la metà dei prelievi riceve un giudizio negativo. La funzionalità fluviale è tra mediocre e pessimo. L’80% dei campionamenti eseguiti nei canali e corsi secondari presenta carichi inquinanti rilevanti. E sei cittadini su dieci ancora non sono coperti da un adeguato servizio di depurazione. Per Legambiente «il fiume Sarno continua a soffrire dopo anni di interventi e milioni già spesi. Occorre coniugare la qualità del corso d’acqua con la mitigazione del rischio e lo sviluppo socio economico delle comunità locali». Spetta alla Regione Campania e agli enti preposti completare l’indispensabile rete di infrastrutture depurative e intraprendere controlli sempre più serrati contro chi continua a scaricare abusivamente. Il fiume Sarno continua a versare in uno stato di forte sofferenza causato da scarichi di reflui urbani e industriali non depurati, inquinamento da fertilizzanti e pesticidi dell’agricoltura. Ancora oggi più del 55% della popolazione che risiede nell’area non è servita da un impianto di depurazione e l’80 per cento dei campionamenti lungo canali e corsi secondari presenta livelli di inquinanti considerevoli. Tra lavori mai progettati, altri in corso o ancora da appaltare la situazione è tutt’altro che rosea: il servizio di depurazione copre infatti appena il 45% del carico inquinante. In pratica vengono convogliati in impianti di depurazione soltanto i reflui corrispondenti a 900mila abitanti equivalenti sui circa due milioni dell’area. All’interno del dossier vengono inoltre presentate alcune criticità riscontrate lungo il tratto fluviale e segnalate dagli stessi cittadini: la forte presenza di rifiuti solidi urbani o scarti delle attività produttive, la strana colorazione delle acque e la presenza di schiume che fanno presumere la presenza di scarichi civili e pericolosi, ai cattivi odori che rendono l’aria irrespirabile per i residenti.
Fiume Sarno: proccupanti i dati del dossier di Legambiente
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