Com’è ormai noto, il Comune di Salerno non si costituirà parte civile nell’udienza che potrebbe segnare il rinvio a giudizio degli indagati per inquinamento ambientale, nell’ambito della vicenda Fonderie Pisano. Alcuni residenti e gli attivisti del Comitato Salute e Vita non l’hanno presa bene, ma le argomentazioni date dal sindaco di Salerno- opinabili sotto il profilo dell’opportunità- possono essere condivisibili nella sostanza, allorquando c’è la necessità di agganciare l’inquinamento dell’area di Fratte e l’insorgenza di certe patologie all’impatto ambientale della fabbrica di ghisa. Insomma, per dirla con le parole del sindaco Napoli e dell’assessore Caramanno, per costituirsi parte civile l’ente deve avere più di una pezza d’appoggio tecnico-giuridica ed il senso di responsabilità istituzionale deve includere certo la tutela della salute dei residenti di Fratte ma pure il diritto al lavoro e alla sicurezza sociale dei lavoratori delle fonderie e delle loro famiglie, nonché i diritti degli imprenditori garantiti dalla legge. Che le Fonderie Pisano comportino conseguenze rilevanti e disagi per la loro presenza in una zona urbanizzata non è in discussione; che il Comune avrebbe potuto già in questa fase preliminare del procedimento costituirsi parte civile è un fatto vero. Ma la decisione di seguire gli indirizzi della giunta per tutti i processi (non solo quello sulle Fonderie), ovvero rivalersi in sede civile una volta appurate le eventuali responsabilità ed in forza di una sentenza, si deve accettare per quanto criticabile. Il Comune di Salerno ha adottato questa linea- ad esempio- nel recente processo Crescent e lo stesso farà per le Fonderie. Gli attivisti del comitato Salute e Vita bene fanno a tenere alta l’attenzione sul problema, come a criticare la strategia di Palazzo di Città, ma la minaccia di occupare la casa comunale appare eccessiva, proditoria- per dirla con le parole del primo cittadino di Salerno. Inoltre, si presta a strumentalizzazioni. Lo ha capito l’avvocato Franco Massimo Lanocita- legale del comitato Salute e Vita- il quale pur stigmatizzando la scelta del Comune ne ha riconosciuto la legittimità, riportando il dibattito in equilibrio e salvando almeno la forma.
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