Degli operai dell'ex Isochimica di Avellino vi abbiano raccontato più volte, in questi anni. Le loro storie, le loro battaglie, sono parte del nostro presente e di un passato che non va archiviato con eccessiva fretta. Ci sono pagine ancora da scrivere, sul calvario di quelle decine di operai che scoibentavano a mani nude le vecchie carrozze ferroviarie nello stabilimento che fu di Elio Graziano, morto tre anni fa, proprio durante un processo che dura ancora oggi per rendere giustizia a quei lavoratori. Gente che, negli anni '80, senza alcuna protezione staccava l'amianto dai vagoni a mani nude e che ancora oggi, a distanza di tre decenni, continua ad ammalarsi di mesotelioma. Un tumore terribile, dall'incubazione lentissima ma inesorabile, che non lascia scampo.
L'ultima vittima in ordine di tempo si chiamava Francesco Anzalone, aveva 61 anni e due figlie. Da tempo viveva a Roma, dove si era trasferito per lavorare in una sartoria di Via Condotti. Anzalone è morto ieri, dopo mesi di agonia. Il suo nome si aggiunge a quello di altri 30 colleghi deceduti per il mesotelioma sviluppato dalle fibre d'amianto inalate all'Isochimica di Avellino di Borgo Ferrovia. Oggi i suoi ex compagni di lavoro lo ricordano come tra i più combattivi nel contestare l'assenza di minime adeguate misure di sicurezza all'interno dell'azienda. Ed il prossimo 22 ottobre riprenderà nell'aula bunker del carcere di Poggioreale il processo nei confronti di 27 persone accusate a vario titolo di omicidio colposo plurimo, lesioni dolose, disastro ambientale, omissione di atti di ufficio e omesso controllo.