Erano 600, sono rimasti in 5. Potrebbe essere la sintesi numerica impietosa di un'indagine che ha fatto scalpore, a Salerno, rivoltando come un calzino l'azienda ospedaliera universitaria di Via San Leonardo ed appiccicando l'etichetta di "furbetti del cartellino" a centinaia di dipendenti del San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona che, alla prova dei fatti, sono usciti indenni o quasi dalle forche caudine della giustizia.
Gli sviluppi
È delle scorse ore, tanto per restare sui fatti, la rinuncia del pubblico ministero all'appello nei riguardi di 15 dei 20 imputati che facevano parte di un blocco di persone accusate di un uso fraudolento del badge aziendale. Insomma, per gli inquirenti che indagarono sulle loro condotte, timbravano e si assentavano o facevano marcare il cartellino da altri per poi presentarsi successivamente in reparto. Anche se a prima vista le cose sembravano accadute in questo modo, in realtà le controdeduzioni degli accusati e le udienze davanti al gup Pietro Indinnimeo avevano già ridimensionato queste ricostruzioni appurando, semmai, un uso disinvolto ma non truffaldino del badge. Una marcatura magari impropria, perché affidata a terzi, ma senza che vi fosse assenza dal posto di lavoro, anzi: i turni risultavano svolti regolarmente. Accadeva, insomma, che il cartellino lo marcasse un collega in reparto mentre si cercava un parcheggio, mentre ci si vestiva, mentre si ricevevano le consegne e così via. Tant'è che il gup aveva già archiviato molte posizioni di presunti furbetti perché il fatto non sussiste e ieri, accanto alla rinuncia all'appello del pm per 15 di essi, è arrivato per altri 5 il riconoscimento delle condotte di lieve entità: come dire, qualcosa è stato fatto ma non è grave e non si può parlare di truffa.