Minacce di morte a carabinieri ritenuti troppo “solerti”, una sorta di assedio al sindaco di Agropoli affinchè recepisse le loro istanze e poi furti, estorsioni, richieste di assunzioni di parenti e trattamenti di riguardo, utilizzo indebito di carte di credito e riciclaggio di illeciti proventi, anche attraverso viaggi al nord presso parenti: sono queste le accuse mosse nei confronti di 25 persone che sono state arrestate dai carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Salerno e che si possono ricondurre alle famiglie Marotta e Cesarullo, già note alle forze dell’ordine. 18 di queste sono ora in carcere, 7 ai domiciliari, per altre 7 è stato disposto l’obbligo di dimora. La procura Antimafia di Salerno ha chiesto ed ottenuto dal giudice per le indagini preliminari anche il riconoscimento per tutti gli indagati dell’associazione di stampo mafioso, provvedimento che per la prima volta riguarda un gruppo non italiano ma di nomadi.
Come ha rivelato in conferenza stampa il Procuratore della Repubblica vicario Luca Masini, sono stati in particolare tre gli aspetti che hanno determinato l’accelerazione nelle indagini. Il primo è rappresentato dalle sistematiche intimidazioni al coordinatore del Settore Raccolta Rifiuti del Comune di Agropoli. Il secondo riguarda l’assedio alla stanza del sindaco del comune cilentano: diverse persone, recatesi in Comune senza preavviso avevano scardinato la porta dell’anticamera del suo ufficio per richiedere al primo cittadino di non procedere con gli sgomberi nelle ville di loro proprietà oggetto di confisca. Il terzo, tutt’altro che trascurabile, è rappresentato dalle minacce di morte rivolte ai militari della Compagnia di Agropoli: gli anziani del clan li avevano avvisati che facevano ormai fatica a tenere a bada i giovani e che il rischio che scoppiasse una guerra era alto. Insomma, un vero e proprio attacco allo Stato.
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