“Non c’è futuro senza memoria” – disse Primo Levi – e, purtroppo, nemmeno la memoria aiuta il genere umano ad assicurare un futuro alle generazioni che verranno, perché – di fondo – non c’è futuro senza la pace. Mai come quest’anno la giornata della memoria, che si celebra oggi, assume altri significati, proponendoci in rapida sequenza, in tutti i notiziari da Gaza e dall’Ucraina immagini di morte, di torture, di deportazioni di massa che passano dal bianco e nero dei filmati di 79 anni fa ai colori e alla definizione delle scene di queste settimane, perché quel che accadde sta ancora accadendo.
“Shoah”, così la chiamano gli ebrei, è un termine che in ebraico significa “desolazione, disastro, catastrofe” e se oggi abbiamo memoria di ciò che fu, durante il secondo conflitto mondiale, è solo grazie ai testimoni, ai sopravvissuti, agli ex deportati, che hanno conservato indelebili ricordi, che hanno raccontato, che hanno mantenuto la coscienza vigile.
Oggi, più di allora quando i media non avevavno la pervasività che hanno adesso, i rischi maggiori sono l’indifferenza verso alcune azioni (come scrive Coetzee “chi viveva nelle campagne intorno a Treblinka diceva che pur sapendo in un certo senso, in un altro non sapeva, ma che non poteva permettersi di saperlo per il proprio bene”) e un certo tipo di linguaggio, che ha sdoganato i concetti di razza e la legittimità a fare distinzioni fra gli uomini…
Temi attualissimi in un’epoca in cui si moltiplicano le parole d’odio, i leoni da tastiera, il bullismo digitale tant’è che, nell’ottica di avvicinamento e sensibilizzazione alle nuove generazioni , è stata proposta su TikTok un’ iniziativa per l’educazione e la commemorazione della Shoah grazie al quale diversi siti commemorativi e musei utilizzeranno il social più frequentato dagli under 25 per far luce sul loro lavoro, preservando così la memoria della Shoah e contemporaneamente rendendo quella odierna, una giornata di riflessione sul futuro.