Il rampollo dei Maiale non ci sta e come già fatto in sede di indagine, prova anche durante l’interrogatorio di garanzia a scaricare le responsabilità della rissa nel supermercato di via Epitaffio ad Eboli sulle spalle dei titolari dell’attività commerciale. Al gip Maria Zambrano che lo ha ascoltato in carcere, Giovanni Maiale junior ha descritto se stesso come una vittima, negando le minacce e le estorsioni ai danni dei commercianti. A seguirlo su questa strada, come già accaduto in passato, i sui sodali Rodolfo Prinzi e Massimo Ammutinato. Ma quel nome, Giovanni Maiale, evocava il prestigio del vecchio boss capoclan, ormai pentito. Il tentativo di ribaltare le accuse, Maiale e Prinzi lo hanno fatto anche nella fase delle indagini preliminari, andando a denunciare ai Carabinieri il pestaggio subito da parte dei titolari del supermarket di Via Epitaffio. Ma né i militari dell’Arma né i magistrati dell’antimafia di Salerno gli hanno creduto, tanto che nell’ordinanza di arresto per entrambi figura anche l’accusa di calunnia. A difenderli dalle ipotesi formulate dal pm Alfano ci sono gli avvocati Boffa e Russo, che hanno già chiesto l’attenuazione delle misure cautelari. Giovanni Maiale, insieme a Prinzi ed Ammutinato, avrebbe bussato a soldi con i due commercianti che avrebbero replicato con le bastonate al tentativo di estorsione ripreso pure dalle telecamere di videosorveglianza.
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