Ciò che viene fuori dall’indagine sul giro di usura a Cava è il coraggio della vittima e la prontezza della risposta da parte dello Stato: il che dimostra che gli usurai possono essere fermati. Tutto è cominciato con un prestito di mille euro, lievitato subito- nell’arco di appena un mese- di duecento euro: moltiplicato l’interesse per un anno, fa un tasso usuraio pari al 347%. Troppo, davvero troppo per chiunque. Ed è così che il commerciante di abbigliamento con negozi a Salerno e Cava de’ Tirreni è rimasto travolto dagli strozzini che gli avevano letteralmente estorto fino a 700mila euro di solo interessi, senza contare la quota capitale pari a 500mila euro. Da quella piccola cifra, appena mille euro, prestata otto anni fa, a suon di assegni postdatati, minacce esplicite ed incontri che la vittima ha avuto la prontezza di registrare si era arrivati a somme astronomiche ed insostenibili. La molla per denunciare tutto è scattata un anno e mezzo fa, quando dopo aver chiuso il negozio di Cava, il commerciante rischiava di perdere anche quello di Salerno. Da quella denuncia e dalle indagini di Direzione Distrettuale Antimafia e Dia sono scaturiti gli arresti di Domenico Caputano, Antonio Rupoli, Antonio Cascella, Antonio Vallone (in carcere) e di Maurizio Salsano (ai domiciliari). I loro ruoli sono precisi ma al tempo stesso non tanto netti da configurare l’associazione per delinquere. Salsano e Rupoli sono i commercianti che iniziano a prestare i soldi per conto di Cascella, in cambio di una percentuale. Le minacce fatte millantando contatti con clan dell’area paganese le facevano proprio Cascella e Vallone, interponendosi rispetto a chi materialmente erogava il prestito a strozzo. Ciò che ne viene fuori è il coraggio della vittima e la prontezza della risposta da parte dello Stato: il che dimostra che gli usurai possono essere fermati.
Giro di usura a Cava: con denuncia gli strozzini possono essere fermati
123
articolo precedente