Uno muto, l’altro loquace al punto da portare al gip Pietro Indinnimeo prove documentali della correttezza del suo comportamento. Nel primo caso parliamo di Nicola Attianese, finito ai domiciliari per un giro di usura che avrebbe messo in piedi a Pontecagnano, senza esitare a minacciare le sue vittime affinché pagassero le rate da capogiro.
Lui ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Durante l’interrogatorio di garanzia è rimasto in silenzio. Tutt’altra strategia, invece, è quella scelta dal legale del Carabiniere finito sotto inchiesta per aver passato informazioni riservate sulle indagini. Questo militare, in servizio presso la sezione operativa di Salerno ed attualmente sospeso, ha preferito chiarire punto per punto le contestazioni mossegli.
A cominciare dall’utilizzo fraudolento- secondo le accuse- dei benefici concessi dalla legge 104, per assistere il figlio affetto da una disabilità. Poi ha spiegato agli inquirenti anche gli aspetti relativi alla violazione del sistema informatico e al passaggio di notizie relative all’inchiesta, negando gli addebiti.
Secondo la Procura ed i colleghi che indagano su Attianese ed altre dieci persone, infatti, il Carabiniere avrebbe informato le persone al centro dell’inchiesta di quanto stavano facendo gli investigatori. Circostanza che avrebbe spinto lo stesso Attianese a minacciare una delle vittime di usura, facendo riferimento proprio a presunte informazioni ricevute da appartenenti alle forze dell’ordine.
Sono state le minacce e le violenze anche psicologiche a spingere uno degli imprenditori finiti a strozzo a denunciare tutto ai Carabinieri: gli interessi annui del 120%, i prestiti lievitati a dismisura, i soldi ricevuti da un intermediario dai modi spicci e le rate consegnate in un bar di Pontecagnano. E le minacce, ovviamente, anche rivolte ai parenti delle persone usurate.
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