Gli autisti “blindati” e il ritorno dei barbari

Ivano Montano

Il giorno dopo, la sensazione è strana: se da una parte siamo soddisfatti per la decisa presa di posizione del Prefetto, che per eradicare il problema delle aggressioni ai lavoratori del trasporto pubblico ha deliberato l’istituzione di un tavolo permanente di confronto e varato misure che fungano da deterrente, dall’altra ci pervade un senso di amarezza: in sostanza, gli autisti dei mezzi pubblici tra non molto andranno a lavorare con le pettorine con su scritto “Polizia Amministrativa”, chiusi nel loro gabbiotto per proteggersi dai cazzotti di beduini in libera uscita, alla guida di autobus monitorati dalle telecamere di videosorveglianza, affinché i soliti ignoti possano diventar noti e magari togliersi il vizio. Tutto ciò è triste, in passato bastava la classica scritta “non parlare al conducente”, oggi si passa alla richiesta non scritta di non picchiare il conducente. Questo sarebbe il progresso, la naturale evoluzione della specie. Come i bambini dispettosi, abbiamo bisogno di regole da rispettare.

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