Il nome “ictus”, dal latino colpo, già di per sé spaventa. Quella piccola parola descrive quell’evento vascolare cerebrale patologico, e la conseguente perturbazione acuta della funzionalità encefalica, focale o generalizzata. Ogni anno si verificano in Italia circa 196.000 ictus, di cui circa il 20% è costituito da recidive (39.000). I meno fortunati non superano la fase acuta della malattia e muoiono durante le prime settimane. Per altri, una volta superata la fase acuta, si assiste ad un miglioramento. Ovviamente le possibilità di recupero variano in relazione all’estensione della lesione e alla particolarità della zona colpita. Gli effetti dell’ictus variano molto nelle diverse persone: alcune sperimentano solo disturbi lievi, che con il tempo divengono quasi trascurabili, altri, invece, portano gravi segni della malattia per mesi o per anni. Complessivamente delle persone che sopravvivono ad un ictus, il 15% viene ricoverato in reparti di lungodegenza; il 35% presenta una grave invalidità e una marcata limitazione nelle attività della vita quotidiana; il 20% necessita di assistenza per la deambulazione; il 70% non riprende la precedente occupazione. A questa massa di pazienti ed ai medici che li assistono è dedicato l’incontro interregionale dedicato al “Valore della valutazione nel percorso riabilitativo della persona con emiplegia, ovvero il protocollo di minima dell’ictus cerebrale” in corso di svolgimento per l’intera giornata al Salone dei Marmi.
Ictus, un convegno sul percorso riabilitativo
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