Freddo e rilassato, tanto da tentare di dare false generalità. Carmine Calzone, latitante napoletano arrestato martedì pomeriggio a Capaccio dai carabinieri del Ros e dei Reparti Operativi Nuclei Investigativi di Salerno e Napoli, non avrebbe mai potuto ingannare i militari. A tradirlo non solo il drago tatuato sul braccio, ma soprattutto giorni e giorni di appostamenti e pedinamenti. Di Calzone da circa un mese i carabinieri controllavano ogni movimento. Nella villa dove si era nascosto vi era via vai di gente. Nel frigo champagne. In tasca sempre la pistola. «Un arresto importante – ha detto ieri il procuratore Franco Roberti in conferenza stampa a Napoli– non solo per la pericolosità del soggetto, ma soprattutto perché spinge ad altre riflessioni investigative» Calzone era certo di godere di ottime coperture a Salerno è ciò attesta che ci sono dei forti collegamenti tra clan napoletani, in particolare quello degli scissionisti, e la criminalità salernitana. Il 34enne al momento dell’arresto era in compagnia di un giovane di Agropoli accusato di favoreggiamento ma altri salernitani, a detta degli investigatori, lo stavano aiutando a nascondersi. «Ora dobbiamo scoprire la rete che lo sosteneva – ha detto il Ten.Col. Rubino Tommasetti, com. del Ros –le indagini in questo senso naturalmente sono già aperte». Calzone deve rispondere di omicidio, associazione per delinquere e traffico internazionale di droga.
Il latitante Calzone era pedinato da circa un mese
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