Un primo sequestro, datato fine marzo 2023, permise di bloccare un carico di 250 chili di cocaina, arrivato dall’Ecuador, occultato all’interno di container pieno di banane; il secondo, invece, un mese dopo, di una tonnellata di marijuana, proveniente dal Canada, nascosta in un carico di ceci secchi. Tanta droga giunta in un solo mese, a testimonianza del fatto ha ribadito il Procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli che il «porto di via Ligea registra i maggiori movimenti illeciti d’Italia, in particolare di droga» perchè ritenuto «approdo quasi sicuro per i traffici illeciti in quanto è un luogo di transito sfornito di presidi significativi, senza uno scanner ad alta definizione» ha aggiunto Borrelli. Lo sapeva bene il gruppo criminale finito nell’indagine dei carabinieri del Ros coordinata dalla Dda di Salerno che ieri ha portato all’esecuzione di 13 misure cautelari, firmate dal gip Giandomenico D’Agostino. Nove in carcere, 3 ai domiciliari e un obbligo di dimora. Due indagati sono ancora irreperibili. Salernitani, napoletani e calabresi utilizzavano lo scalo salernitano per fare arrivare, in concorso tra loro, ingenti carichi di droga. Un’indagine che non sarebbe chiusa. Il gruppo era sempre alla ricerca di persone deputate alla gestione delle operazioni di uscita della droga dal porto.
L'inchiesta della Dda
Il porto di Salerno crocevia della droga
Il gruppo alla ricerca di aiuti all'interno dello scalo di via Ligea
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