Attoniti, stravolti, con gli occhi gonfi e arrossati, per le ore piccole fatte davanti alla TV, certo, ma soprattutto per la commozione, per il dolore che è grande quanto quello del popolo abruzzese. Il terremoto ha provocato disastri lì e crepe nell’animo qui, a Salerno, dove per molti il sisma dell’80 è tutt’altro che una foto sbiadita. Certe storie, sarebbe meglio non ascoltarle soprattutto quando parlano di bimbi morti nel sonno e poi trovati tra le macerie avvinghiati alle loro mamme; certe immagini sarebbe meglio non guardarle, eppure non riusciamo proprio a staccare gli occhi dallo schermo. E riflettiamo su quanto sia fragile la serenità, quanto la vita sia esposta alle scorribande di un destino che è sempre dietro l’angolo e che assume le sembianze di un mostro – forse annunciato e sottovalutato – capace di seminare lutto e distruzione nel cuore della notte, a tradimento. Oggi il numero delle vittime fa spavento, ma domani potrebbe essere anche peggio. Salerno prega, al momento non può fare altro.
Il terremoto dei salernitani
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