Ammette la difficoltà dello studio dell’amato Bach, Angela Hewitt, e non deve stupire che lo faccia in italiano: da divesi anni, infatti, ha scelto di vivere per sei mesi a Londra e per gli altri sei in Umbria, vicino al Lago Trasimeno, luogo di estrema bellezza dove può concentrarsi a studiare. La pianista canadese, donna di gusto finissimo, sottile come un giunco (ha studiato anche danza) ieri sera ha deliziato, sul palco del Teatro Verdi, i cultori della musica classica con un recital per solo pianoforte il cui programma è stato equamente diviso tra Bach (il concerto italiano e la Suite inglese n° 6 in Re minore) e Schumann (la Davidsbundlertanze opera 6 e la Sonata in sol minore). Contraddistintasi sulla scena internazionale sia per le interpretazioni dal vivo che per le superbe registrazioni per l’etichetta Hyperion, Angela Hewitt è considerata “la principale interprete di Bach” (The Guardian) e “la pianista che caratterizzerà le esibizioni di Bach negli anni a venire” (Stereophile). Il suo progetto decennale di registrare tutte le opere principali per tastiera di Bach (completato nel 2005) è stato descritto come “una delle glorie discografiche dei nostri tempi”.
Il Verdi ospita il recital di Angela Hewitt
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