Sedici le persone indagate

Immigrazione clandestina: blitz all’alba dei Carabinieri

Smantellata organizzazione: tredici arresti, di cui due in carcere e undici ai domiciliari, tre obblighi di dimora
Francesca De Simone

Producevano e presentavano documenti falsi per favorire l’immigrazione clandestina: è questa solo una delle illecite attività dell’organizzazione smantellata all’alba dai Carabinieri della Compagnia di Eboli nell’ambito del blitz che ha portato all’esecuzione di 13 arresti (due in carcere ed 11 ai domiciliari) e tre obblighi di dimora. L’ordinanza applicativa di misure cautelari personali è stata emessa dal GIP del Tribunale di Salerno, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia. L’operazione è stata condotta dai militari dell’Arma di Eboli, coadiuvati dai Carabinieri del Comando Provinciale e da quelli delle compagnie di Padova, Montella e Torre del Greco. Sedici in tutto gli indagati a cui sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti in materia di immigrazione e falsi, devastazione, incendio e ulteriori reati in danno di compagnie assicurative. Secondo l’accusa, l’organizzazione, attiva nella Piana del Sele, attraverso la collaborazione di datori di lavoro e centri per l’impiego compiacenti, avrebbe prodotto e presentato documenti falsi, sfruttando il decreto flussi ed emersione dal lavoro irregolare 2020. L’obiettivo era stato quello di favorire l’ingresso e la permanenza illegale sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari. Sarebbero state ben 240 le pratiche relative al flusso stagionale 2020, di cui 44 per l’emersione dal lavoro ed un per ricongiungimento familiare. L’intento era quello di ottenere il rilascio del permesso di soggiorno, concesso in nove casi. Per attivare l’iter sarebbe stata richiesta dall’organizzazione la somma di 3mila euro circa, di cui 1.300 ai datori di lavoro e la cifra di 1.500 pro-capite relativa ai flussi stagionali. Inoltre a due degli indagati viene contestato l’episodio del 23 marzo 2020, quando, per percepire il risarcimento del danno, avrebbero incendiato un’abitazione di Postiglione, assicurata per 1,4 milioni di euro.

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