“Risultano contestati a diversi indagati anche i reati di riciclaggio e falsa fatturazione, si tratta dei titolari delle società di comodo che facevano accedere le aziende alle procedure del click day che falsamente attestavano capacità reddituali tali da sopportare la presenza di tanti lavoratori”. Il sostituto procuratore Alberto Cannavale chiarisce quale era il ruolo, fondamentale nell’intero sistema dello sfruttamento dell’immigrazione clandestina, dei titolari della aziende. Un sistema messo in piedi con il coinvolgimento di diverse figure, ognuna capace di chiudere di cerchio. A raccontare il meccanismo è stato anche Raffaele Nappi, imprenditore di Scafati, già finito nel primo filone dell’inchiesta Click Day chiusa nel luglio scorso dalla procura salernitana con l’arresto di undici persone. Ritenuto pedina importante del sistema truffaldino. Nel suo giardino, ricordiamo, fu trovato oltre un milione di euro. Nel corso degli interrogatori Nappi ha scelto di parlare con i magistrati ed ha raccontato come era stato organizzato il sistema che, attraverso il decreto flussi, consentiva l’ingresso illegale di stranieri sul territorio, consentendo ingenti proventi illeciti. I migranti pagavano 6-7mila euro agli intermediari stranieri nei loro paesi di origine. Circa 2.000 euro andavano a Nappi, altri circa 2.000 euro venivano dati ai proprietari delle aziende che facevano richiesta di falsa assunzione. Cento euro ai Caf e ai patronati che preparavano le istanze fittizie. Infine si provvedeva a girare denaro, circa 800 euro, anche ai funzionari dell’ispettorato del lavoro per poter ottenere velocemente il parere favorevole.
L'inchiesta Click Day
Immigrazione clandestina, il ruolo degli imprenditori
Circa 2.000 euro venivano dati ai proprietari delle aziende che facevano richiesta di falsa assunzione
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