Al Responsible Research Hospital

In Molise il team della cardiologia di Iesu: primi nel mondo

Anna Sarno

I problemi sono molti e le criticità che la sanità salernitana deve superare appaiono urgenti. Problemi acuiti da alcuni eventi che hanno inflitto o stanno continuando ad infliggere duri colpi al sistema. Situazioni e episodi, atteggiamenti devianti della politica a tutti i livelli. Il Professore Iesu, un anno fa ha lasciato la Torre Cardiologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni di Dio”. Il luminare che  ha portato Salerno nell’olimpo della cardiochirurgia mondiale in poco più di 10 mesi ha raggiunto risultati esaltanti in Molise, al Responsible Research Hospital.  L’Unità di Cardiochirurgia del Responsible si attesta tra i Centri medio grandi per il volume di attività: 500 casi in un anno. Durante questo periodo, sono stati eseguiti 415 interventi, entro la fine di ottobre si prevede di raggiungere circa 500 casi, un risultato importante in termini numerici, mai raggiunto prima. Questo colloca il Responsible Research Hospital tra le Cardiochirurgie “a volume medio-grandi” in Italia. Accanto al dato relativo alla “quantità” emergono indici importanti anche sulla qualità e complessità delle cure: il 31% dei pazienti, circa un terzo, è stato sottoposto a chirurgia combinata, trattando più patologie simultaneamente, con un Case-Mix pari a quello dei più accreditati ospedali. La mortalità globale, considerando tutti gli interventi, è del 2,1%, un risultato eccezionale rispetto alla media italiana del 4%, come riportato da Agenas. Tasso di mortalità coronarica “grezzo” all’ 1,96%, su 180 casi eseguiti. Se venisse applicato l’algoritmo utilizzato da Agenas l’indice si assesterebbe all’ 1%. Sono stati eseguiti 180 casi coronarici in un anno con un indice di mortalità attuale, dell’1,96%, perfettamente in linea con le migliori cardiochirurgie italiane, dimostrando un costante impegno verso l’eccellenza. Da Salerno un anno fa è arrivata in Molise la squadra di Iesu. Erano loro, con Iesu, il dream team del Ruggi d’Aragona: risultati eccellenti e primati mondiali per interventi assai rischiosi (con tasso di mortalità tanto basso da essere considerato quasi ineluttabile)

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