I principali indagati per il delitto di Aldo Autuori, commesso quattro anni fa a Pontecagnano, hanno fatto scena muta davanti al gip Pietro Indinnimeo del Tribunale di Salerno. Assistiti dai loro legali, mandanti, esecutori ed organizzatori dell’omicidio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato. Stefano Cecere, che faceva da tramite con il boss Francesco Mallardo per il via libera al gruppo di fuoco, è detenuto nel carcere di Salerno-Fuorni.
Sentito per rogatoria, invece, Francesco Mogavero, uno dei due mandanti- secondo l’accusa- della spedizione omicida contro Aldo Autuori. L’altro sarebbe Enrico Bisogni, individuato dalla Direzione Distrettuale Antimafia come uno dei reggenti del clan Pecoraro-Renna, artefice di un’inedita alleanza con i potenti clan stabiesi e napoletani che fanno capo ai Mallardo da un parte ed ai Licciardi dall’altra.
A far da collegamento, oltre a Cecere braccato dai Carabinieri nella sua casa di Qualiano, anche Luigi Di Martino (riferimento nell’area di Castellammare) ed Antonio Tesone (uno dei due killer legato ai Licciardi). L’altro sicario per la Procura è Gennaro Trambarulo, ma secondo il gip gli indizi di colpevolezza non sono sufficienti, tanto da negarne l’arresto. Su questo, com’è noto, la Dda ha fatto ricorso al Riesame.
Un appello per la revisione della misura cautelare lo faranno anche gli avvocati dei cinque arrestati, rimasti in silenzio ieri davanti al gip. Autuori fu eliminato perché voleva imporsi nel settore dei trasporti su gomma, ambito nel quale Mogavero, Bisogni ed elementi di clan Mallardo e Licciardi avevano il controllo pressoché assoluto.