In una lettera i sì alla prostituzione

Redazione

“Non c’è uomo che vada con una prostituta che non sappia in cuor suo di essere uno sconfitto, perché costretto a pagare non solo una prestazione sessuale, ma soprattutto una forma di contatto umano”. E’ quanto scrivono in una singolare lettera aperta alcuni frequentatori di prostitute che, mantenendo l’anonimato, criticano le politiche repressive del governo e degli enti locali. Queste persone si sentono criminalizzate oltremodo e ricordano che la prostituzione non è reato ed è cosa diversa dallo sfruttamento e dalla riduzione in schiavitù delle ragazze. Ma è il taglio sociale della lettera ciò che colpisce. I frequentatori delle lucciole salernitane affermano che in Italia sono nove milioni le persone che vanno con le prostitute. “Non si tratta sempre di pervertiti- scrivono- perché quello che spinge tanti uomini tra le braccia delle belle di notte è la solitudine, la difficoltà relazionale con mogli, fidanzate, compagne”. E’ per questo che contestano le politiche definite “repressive”, anche perché non risolvono il problema e finiscono per alimentare la prostituzione d’appartamento o di alto bordo. Nella missiva rivolta al Governo e alle istituzioni locali, si sottolinea come molte ragazze si prostituiscano non perché schiave, ma per necessità e povertà. Come esempio, viene citato il caso di una rumena, poliziotta nel suo Paese e lucciola in Italia. Infine, il raffronto con altre realtà europee, dove la prostituzione è regolamentata da norme precise che assicurano salute, tutela e dignità.

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