Il porto di Salerno è già stato scenario di altri gravi incidenti sul lavoro, oltre a quello che aveva visto coinvolto il padre di Matteo Leone, Emilio, nel 2012. Più recentemente, invece, ci sono stati altri due episodi, in entrambi i casi, purtroppo, mortali.
Nel novembre del 2016 Lino Trezza, all'età di 34 anni, rimase schiacciato da due container mentre si trovava all'interno del muletto sul quale stava lavorando. Esperto operaio portuale, era a bordo del suo mezzo per trasportare da un ponte all'altro due container pieni di marmo su una rampa bordo nave. Trezza, alla guida di un trattore portuale a cui era agganciato un semirimorchio con un carico di 64 tonnellate, salì sulla motonave per dirigersi verso il ponte sottostante dove scaricare la merce e alla fine della discesa impattò con il paraurti contro un container sul quale ne era poggiato un altro. Quest'ultimo, a causa dell'urto, fece accartocciare la cabina del trattore e le lamiere causarono la morte di Lino. Nel 2019 sette persone sono state rinviate a giudizio per quell'incidente.
Un anno dopo quel terribile episodio, nel dicembre del 2017, ce ne fu un altro. A rimanere vittima dell'ennesimo grave incidente nell'area portuale, stavolta, fu il 42enne salernitano Beniamino Tafuri. Dipendente dei Magazzini Generali, era alle prese con alcune cataste di bande di rame quando si è visto piombare addosso un carrello elevatore che lo ha letteralmente travolto. L'incidente si verificò a pochi giorni dal Natale e Beniamino lasciò la moglie ed una figlia, all'epoca dei fatti, di soli otto anni. Per quell'episodio, anche gli operai dello scalo di Genova incrociarono le braccia in segno di solidarietà nei confronti della famiglia e per porre l'attenzione sul tema della sicurezza sul lavoro nei porti, ancora oggi tristemente d'attualità.