Ha fatto molto rumore l’indagine fiamme gialle-Corte dei conti sulle nomine all’Asl di Salerno. Ma secondo gli indagati tutto si basa su una svista grossolana.
Secondo alcuni degli ex dirigenti dell’Asl di Salerno finiti sul banco degli accusati per danno erariale, alla base delle contestazioni formulate dalla Corte dei Conti e dalla Guardia di Finanza vi sarebbe un grossolano errore. Una svista, poiché non si sarebbe tenuto conto del blocco del turn over negli anni presi in esame, ovvero il lasso temporale compreso tra il 2012 ed il 2018. Sarebbe questo il tallone d’Achille di un accertamento che ha fatto molto rumore, perché ha messo le mani in un settore delicatissimo dove il contatto tra gestione politica e gestione tecnico-amministrativa è sempre prossimo all’osmosi.
In pratica, fiamme gialle e magistratura contabile sostengono che molti incarichi di vertice, da quelli commissariali ed amministrativi a quelli di dirigente medico dei reparti ospedalieri dell’Asl, siano stati conferiti in barba alle procedure ad evidenza pubblica e senza che le selezioni fossero aperte all’esterno. Ma oggi gli ex direttori e commissari dell’Asl di Salerno si difendono sostenendo che negli anni 2012-2018 in Campania vigeva il blocco del turn over, cioè l’impossibilità di fare assunzioni.
Quindi, l’unico modo per dare corso all’atto aziendale che prevedeva l’accorpamento di divisioni e strutture complesse per fare risparmi e mettersi in linea con il piano di rientro dal debito in sanità era quello di procedere con selezioni interne. Procedure, queste, fatte secondo le regole. Sarà questo il nucleo fondante delle controdeduzioni degli accusati i quali, secondo Corte dei Conti e fiamme gialle, debbono restituire quasi due milioni di euro.
Somme indebitamente percepite dai beneficiari delle nomine, per l’accusa. Somme calcolate male, secondo la difesa, poiché anche se fosse accertato, il danno erariale andrebbe conteggiato facendo la differenza tra lo stipendio di partenza e quello successivo alla nomina apicale. Insomma, molti aspetti andranno chiariti. Ma nel frattempo di “ammuina”, in un settore delicatissimo come quello della sanità campana, se n’è creata abbastanza.