Gianluca La Marca ha respinto le accuse più pesanti, quelle che lo vogliono legato a Giovanni Maiale (esponente dell’omonimo clan) e quelle relative alla corruzione del direttore dell’Agenzia delle Entrate di Salerno. Assistito dai suoi legali, il titolare del Caseificio Tre Torri ha risposto alle domande del gip Ubaldo Perrotta alla presenza pure dei pm della direzione distrettuale Antimafia, Alfano e Colamonici.
In carcere, dove è detenuto da venerdì, La Marca ha voluto chiarire ogni cosa. Innanzitutto la conoscenza con l’ex pentito Giovanni Maiale, che- secondo la Procura- lo avrebbe aiutato a farsi strada con le buone o con le cattive nel settore caseario e degli allevamenti bufalini dalla Piana del Sele al Cilento. La Marca ha riferito di contatti sporadici ed occasionali, smentendo qualsiasi legame che possa ascriversi al primo comma dell’art. 416 bis del codice penale: ovvero l’aggravante del metodo mafioso per le sue condotte.
Riguardo al contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, poi, La Marca ha confermato di aver fatto ricorso in una occasione, conciliando sul resto delle contestazioni, smentendo però di aver corrotto il direttore Vastarella. Insomma, secondo la linea difensiva avrebbe pagato né più né meno quanto dovuto. Sul resto, sarà lo stesso direttore dell’Agenzia delle Entrate a chiarire la sua posizione nell’interrogatorio di garanzia fissato in queste ore.
Giovanni Maiale, invece, già ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere. Vastarella rimane ai domiciliari, così come La Marca e Maiale restano in carcere, fino a quando il Tribunale del Riesame non si pronuncerà sul ricorso relativo alla misure cautelare.
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